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L'atmosfera terrestre può essere descritta come una macchina termica, azionata dalla differente distribuzione della radiazione solare al suolo durante il corso dell’anno. La radiazione solare che raggiunge le zone equatoriali è infatti molto maggiore di quella che raggiunge i poli.
È la circolazione atmosferica, unitamente a quella oceanica, che si incarica di trasportare l'eccesso di calore dai tropici ai poli. Nella nostra macchina termica le regioni polari rappresentano quindi il pozzo freddo.

A causa delle condizioni ambientali, le aree polari risultano particolarmente sensibili a qualsivoglia modificazione, sia di tipo naturale, sia conseguente all’azione dell’uomo.
La presenza di numerosi meccanismi di retroazione che coinvolgono la neve, il ghiaccio marino, le nubi, le particelle di aerosol e la radiazione implicano che le regioni polari rappresentino delle ottime sentinelle in grado di fornire chiare indicazioni dei trend in atto nel sistema climatico terrestre. Per contro, i cambiamenti climatici risultano amplificati e avvengono più velocemente che altrove. In Artico, l'aumento delle temperature negli ultimi cento anni è stato quasi il doppio rispetto alla media globale del Pianeta.

I cambiamenti in atto in Artico hanno forti implicazioni su scala globale; è infatti sempre più evidente che ciò che accade in Artico non resta confinato all’Artico.
La perdita di ghiaccio marino durante l’estate influenza le condizioni meteorologiche degli Stati Uniti e dell'Europa durante l’inverno. In particolare, il surplus di calore accumulato in estate può aumentare la probabilità di eventi estremi, come alluvioni, siccità, uragani ecc.

 La logica di fondo è semplice: quando il ghiaccio marino si scioglie in estate, espone l'acqua dell'oceano alla radiazione solare. Questo provoca un maggiore assorbimento di energia e un aumento della temperatura dell'acqua. Durante l'autunno, il calore immagazzinato negli oceani viene rilasciato nell'atmosfera e questo surplus di calore è destinato a modificare in qualche modo la circolazione atmosferica. Come questo avvenga è argomento di dibattito tra gli scienziati. Diversi propongono che il calore rilasciato alteri la cosiddetta “corrente a getto”, un ‘corridoio’ di forti venti - oltre i 200 Km/h - che fluisce ad una quota di circa 10-12 Km, in genere con direzione da ovest a est.
Altri meccanismi sono però certamente possibili. Data la grande variabilità naturale a cui le condizioni meteorologiche sono soggette d’inverno e il fatto che le nostre osservazioni sulle risposte dell'atmosfera alla riduzione estiva della banchisa artica sono ancora limitate nel tempo, al momento gli scienziati hanno più domande che risposte.

Previsione della variazione di temperatura della superficie terrestre relativa al periodo 2071-2100 rispetto alla media calcolata nel periodo di riferimento 1969-90.

Questa previsione è stata fatta supponendo uno sviluppo tecnologico non particolarmente attento a mitigare l’impatto ambientale.

Corrente a getto polare. Fonte NASA

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